Torna l’appuntamento mensile con la rassegna de Il cinema ritrovato organizzato dalla Cineteca di Bologna in collaborazione con Criterion Collection.
L’opera protagonista per tutto il mese corrente (e parte di gennaio e febbraio) è l’istituzionale Tempi Moderni di Charlie Chaplin.
Il film – concepito nel 1933 e terminato nel 1936 – è considerato una pietra miliare della settima arte. Chaplin è riuscito a mettere a nudo il rapporto tra l’uomo e la catena di montaggio, tra operaio e macchina durante le ultime battute della grande crisi economica, che attanagliò la popolazione americana da fine 1929 all’elezione del presidente Franklin D. Roosevelt nel 1933.
Tempi Moderni si fa apologo della società americana che in quegli anni stava attraversando un periodo funesto sul versante morale, sociale ed economico. Un film che vuole rimanere ancorato alla realtà di quel tempo: «Prima della proiezione di Tempi moderni alcuni giornalisti scrissero di aver sentito dire che il film era comunista. Immagino dipendesse dal riassunto della trama già apparso sulla stampa. Tuttavia, i critici più aperti scrissero che non era né pro né contro il comunismo, e che metaforicamente io mi ero seduto sullo steccato», spiega Chaplin.
Non da meno la sperimentazione che viene fatta sulla sonorità e sulle vocalità dei personaggi e sugli organi della fabbrica che attorniano il protagonista. Inizialmente concepito come pellicola parlata, l’idea venne poi accantonata perché «le sequenze vocali impoveriscono il film». Ciononostante qualche parte parlata c’è: quando Charlot canta una versione di Titina di Léo Daniderff (chiamata anche Nonsense song). Prima volta in cui è possibile sentire la voce del vagabondo intento a recitare una partitura scritta totalmente priva di senso, ma con una forte presenza scenica e sonora. Una rappresentazione che farà la storia del cinema. E che rimarrà impressa fin da subito nell’immaginario collettivo mondiale.
Tempi Moderni rimane un film attuale. Chaplin con la sua ironia e la sua comicità continua a farci riflettere sulle condizioni umane legate ai fattori economici, politici, lavorativi… A quasi ottant’anni dalla sua prima uscita nelle sale ci rendiamo conto che le nostre situazioni sociali non sono poi così cambiate. Tutti continuiamo a sentirci un po’ Charlot e un po’ monelle (come Paulette Goddard): bisognosi di forza per continuare a esplorare con curiosità tutti gli anfratti di quel mondo che riserva nuove opportunità da scoprire. Si spera.
INFO
Tutte le info sulle sale di proiezione, le date e gli orari le trovate sul sito: www.ilcinemaritrovato.it
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