Borotalco 40

Stupendamente scritto, diretto e interpretato da Carlo Verdone, Borotalco compie 40 anni. Questa è una lettera d’amore al film che lui stesso ha definito essenziale e “il più importante della sua carriera”. Un vitale e luminoso affresco dei primi anni ’80, una nitida lastra dei tempi in piena Dalla-Mania.

Borotalco nasce il 22 gennaio del 1982, dopo Un sacco bello e Bianco, rosso e Verdone come terzo genito del regista romano, e, a differenza di questi, è il primo film dove interpreta un solo personaggio. Questo passaggio non fu affatto semplice; in molte interviste Verdone racconta dei timori e delle difficoltà di scrivere un soggetto che funzionasse e che finalmente arrivò, dopo quasi un anno di scrivi-e-riscrivi con lo sceneggiatore Enrico Oldoini. Il produttore è Mario Cecchi Gori, che di Bianco, rosso e Verdone disse: L’è belloccio.

Borotalco è un film leggero.
Ce lo saremo chiesti tutti almeno una volta perché si chiami Borotalco un film in cui il borotalco compare solo per pochi secondi, e che non sembra avere alcun nesso con la trama. Il titolo nasce da un’osservazione fatta da Carlo Verdone alla co-protagonista Eleonora Giorgi, mentre al telefono prova a descriverlo così: «leggero come una nuvola, come borotalco». Perché lieve deve essere il titolo di un fotoromanzo che narra la storia di due ragazzi che sognano. “Il titolo l’è bono” gli disse Cecchi Gori. Attenti ai fiorentini, la Manetti & Roberts è di Firenze, ci romperanno i ‘oglioni. 

In quanto film leggero, non sono ammessi gli ansiolitici e i serenil, i problemi con le sorelle e le mogli ingestibili, le tristi riunioni con ex compagni di scuola, non c’è ancora la (poetica) malinconia che troveremo successivamente nel suo cinema, perché questo è il tempo del borotalco, del colore e degli anni 80, di Lucio Dalla che canta Cara e L’ultima Luna con estratti strumentali di Meri Luis e Futura. È il momento degli Stadio, di Chi te l’ha detto e Grande figlio di Puttana (che incornicia un finale degno dei fotoromanzi più belli). Quello dei capelli leonini di una radiosa Eleonora Giorgi, le sue calze rosse e le canottiere di Beethoven. Mario Brega, Angelo Infanti e Christian De Sica, le battute inventate e limate sul momento, di che segno è Dio, è Capricorno ma no quello è Gesù, senti ‘ste olive so’ greche, sarà lo iodio! No, non è che lo odio e potremmocontinuareallungo.

 

scena del film borotalco

 

Borotalco è un meccanismo a orologeria sospeso tra equivoci e sogni. Lui e lei lavorano per i Colossi della Musica, ma non si conoscono. Lui è impacciato, lei una forza. Il loro incontro, che dovrebbe avvenire in un appuntamento di lavoro, accade sotto altre spoglie, complici un fantomatico architetto e un grande e sognato musicista.

Sergio Benvenuti come benvenuti a  Roma, benvenuti a Orvieto, benvenuti a Viareggio / Carlo Verdone
Sergio Benvenuti è goffo, insicuro e un ingenuo venditore di enciclopedie porta a porta. Fidanzato di Rossella che se lo vuole sposare, è intrappolato in una vita che lo stringe e forse per questo sbaglia le taglie delle giacche. È rimpinzato di olive greche dal futuro suocero Augusto, il mitico Mario Brega, senti ‘sto prosciutto a Se’, è zucchero, che lo imbocca a suon di minacce ma mia figlia te la sposi o non te la sposi?. Al provino per i Colossi della musica deve districarsi da una spinosa domanda su Mozart e allora rilancia con Beethoven: Beethoven è sempre Beethoven… il più consistente, per quanto pure Mozart…

Manuel Fantoni / Angelo Infanti
L’alter ego di Sergio è Manuel Fantoni che per contrapposizione avrà tutti aggettivi contrari a quelli usati per Sergio: spigliato, disinvolto, baldanzoso racconta-frottole. In realtà (ma sempre nel film) Manuel si chiama Cesare Cuticchia, ed è un annoiato sedicente architetto che vive circondato da foto di famosi e da una giovane Moana Pozzi in piscina. Lo ammiriamo in succinte vestaglie nere e con grembiule a petto nudo. Chi non ha mai recitato davanti allo specchio Un bel giorno senza dire niente a nessuno me ne andai a Genova e mi imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana. Feci due volte il giro del mondo e non riuscii mai a capire che cazzo trasportasse quella nave, ma forse un giorno lo capii: droga! più fluidamente de L’Infinito di Giacomo Leopardi?

Nadia Vandelli / Eleonora Giorgi
Se Cesare Cuticchia e Sergio Benvenuti ad un certo punto si fanno chiamare Manuel Fantoni, in questo divertente scambio di identità, io sarei voluta diventare Nadia Vandelli. Sarà per la frase, Però Dalla è Dalla o per quell’entusiasmo fanciullino che la fa balzare in avanti Conosci pure Dalla???
Carismatica e independente, è il personaggio più solare di tutto il cinema di Verdone. L’appassionata Nadia scrive lettere e canzoni da far canatare al suo artista preferito, a lavoro ci sa fare con i contratti e non vuole stare a casa a badare ai ragazzini. Nel 1982, la Vandelli era quindi un modello di emancipazione femminile a tutti gli effetti. Nadia vive con Valeria, Isa Gallinelli, sua amica anche in Compagni di Scuola, qui fissata con l’astrologia e i bisessuali. Ah Vale’ e mo’ hai rotto co ‘sti bisessuali, guarda che è una realtà.

Lucio Dalla / La voce e la musica di Lucio Dalla
Dalla nel film è presente con la sua musica, non lo vediamo ma sappiamo e sentiamo che permea ogni scena. I racconti di Verdone su Borotalco legati a Lucio Dalla sono noti e su YouTube se ne trovano a bizzeffe. Dalla si arrabbiò tantissimo per essersi ritrovato sulla locandina del film, un MUSICHE DI LUCIO DALLA più grande del nome del regista, quando a tutti gli effetti non aveva composto nessuna musica ad hoc per il film. Verdone si scusò e gli disse di andare all’anteprima e se non fosse rimasto contento del risultato, avrebbero fatto togliere quei manifesti. Dopo la proiezione, Lucio lo abbracciò: Fratellino, hai fatto un bel film. Rimase anche particolarmente colpito dal lavoro di editing che era stato fatto con i suoi pezzi. Borotalco tra i tanti pregi, ha anche quelli di essere stato orchestrato, montato e diretto benissimo.

La storia la racconta qui:

In Borotalco troviamo il miglior cinema di Verdone, divertente e divertito, e tutta la sensibilità giocosa di un giovane e sempreverde Carlo.

Cosa ce lo fa amare così tanto dopo 40 anni? Non è un caso che quel tattarattatta scendi sia stato inserito in una canzone dei TheGiornalisti che si chiama Felicità Puttana. Spensierato con tenerezza. È un film ancora fresco come una doccia rigenerante, seguita da una spruzzata di borotalco. Che poi a me il borotalco fa pensare davvero agli anni 80, quando nonna mi ci impanava ben bene come se volesse friggermi con le olive. E poi ci sono Dalla (era bello il mondo quando c’era Dalla), e tutto l’ottimismo e la voglia di Futura di quegli anni. E pensi, ma che bello vivere come in questo film. Ah il 1982 della Dalla-Mania.
E infine come mi ha scritto un amico: Borotalco ha questo tono di speranza che è leggero senza essere superficiale. Inizia col sole e finisce col sole. È tutto qui in questa frase.

Ti voglio bene Carlo. Buon compleanno, Borotalco!

 

Stadio Grande figlio di puttana (1982)

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