Mercoledì 18 dicembre ci ha lasciato una delle più grandi attrici del cinema italiano.
Si è spenta nel sonno della sua casa romana la bellissima Virna Lisi.
Nata nel 1936 in una famiglia benestante della borghesia anconetana, Virna Lisi (all’anagrafe Pieralisi) sentì fin dall’adolescenza una certa attrazione per il mondo della recitazione. Trasferitasi a Roma con la famiglia, verso l’inizio degli anni Cinquanta, ebbe la fortuna di conoscere il cantante Giacomo Rondinella, assiduo frequentatore di casa Pieralisi. Rondinella presentò la giovanissima Virna al produttore Antonio Ferrigno, rimanendone incantato. Siamo nel 1953, il passaggio da Pieralisi a Lisi si fa brevissimo: è nata una nuova stella. Subito dopo il debutto cinematografico col film …e Napoli canta di Armando Grottini, Virna Lisi diventò in poco tempo una delle attrici più richieste dai registi del momento, ma sempre relegata a ruoli secondari o di contorno. Le vere svolte artistiche arriveranno qualche anno dopo: nel 1956 con la pellicola La donna del giorno di Francesco Maselli (dove l’attrice espresse appieno il suo registro drammatico), nel 1957 quando – su richiesta di Giorgio Strehler – recitò nello spettacolo teatrale di grande successo I giacobini diretto da Federico Zardi e nel 1959 sempre a teatro con La romagnola per la regia di Luigi Squarzina.
Attiva anche in televisione (forse più che nel cinema), Lisi trionfò egregiamente con sceneggiati come Orgoglio e pregiudizio (1957) diretto da Daniele D’Anza, I masnadieri (1959), Ottocento (1960) e Il caso Maurizius (1961) – tratto dall’omonima opera di Jakob Wassermann – tutti e tre diretti da Anton Giulio Majano.
Il suo sorriso candido e smagliante nello spot del dentifricio Chlorodont, trasmesso da Carosello nel 1962, è entrato negli annali della storia della televisione. E sempre nello stesso anno ha preso parte, accanto a Jeanne Moreau, al film Eva diretto Joseph Losey.
Verso la metà degli anni Sessanta Virna Lisi partì per Hollywood dove girò qualche film per la Paramount. Ma questi ottennero un successo mediocre. Recitò accanto a Jack Lemmon, George C. Scott, Warren Beatty e declinò le avances di Frank Sinatra. La Mecca del cinema voleva farla passare per la biondona un po’ svampitella alla Marilyn Monroe, ma l’attrice fece i bagagli e ritornò in patria: «fatela fare a qualcun’altra quella parte». Anche lei, come già diverse colleghe connazionali avevano sperimentato (i casi di Alida Valli e Gina Lollobrigida), non riusciva a stare sotto la pressante ala dei padri-padroni delle majors hollywoodiane. Era uno spirito libero, un’anti-diva raffinata e dai modi aristocratici.
Una volta tornata a Roma la sua carriera ebbe una seconda rinascita. Maturata professionalmente, aveva acquisito una maggiore esperienza e consapevolezza recitativa. Lisi era cresciuta, così come era cresciuto il suo registro espressivo sullo schermo. Affiancò Anna Magnani ne Il segreto di Santa Vittoria (1969) per la regia di Stanley Kramer, interpretò una delle bellissime mogli di Richard Burton in Barbablù (1972) di Edward Dmytryk, prese parte a Zanna bianca (1974) di Lucio Fulci, fino all’intensa interpretazione di Elisabeth Förster-Nietzsche – ruolo che le valse il primo di una lunga serie di Nastri d’argento – in Al di là del bene e del male (1977) di Liliana Cavani.
Nel 1980 vestirà i panni di un altro personaggio memorabile: Wilma Malinverni ne La cicala, sotto la direzione di Alberto Lattuada. Rozza, volgare e ingrassata Virna Lisi non sfigurò affatto accanto a bellezze più “fresche” come Clio Goldsmith e Barbara De Rossi, riuscendo a ottenere il suo primo David di Donatello come miglior attrice protagonista. L’apice lo raggiungerà definitivamente a Cannes nel 1994 vincendo il Prix d’interprétation féminin per il ruolo della tenebrosa e vampiresca Caterina de’ Medici ne La regina Margot di Patrice Chéreau.
Dopo due David di Donatello alla carriera (nel 1996 e nel 2009), Virna Lisi si dedicò al mondo della televisione a tempo pieno. Interpretò numerose fiction e film-tv per Mediaset dai primi anni Duemila in poi. Memorabili i suoi personaggi anche per le generazioni di telespettatori più giovani: la terribile Suor Alberta (Le ali della vita, 2000-2001), la forte matriarca Caterina Foresi (Caterina e le sue figlie, 2005-2010) e l’elegante contessa Miranda Spadoni ne Il bello delle donne (2000-2003), ruolo che avrebbe dovuto reinterpretare per la quarta serie che verrà trasmessa a partire dall’anno nuovo.
Anche se gravemente malata, la sua scomparsa è stata una notizia che ha colto di sorpresa il suo pubblico e i suoi ammiratori. Solo qualche tempo fa l’attrice marchigiana affermava in maniera risoluta: «A 77 anni finalmente dico un po’ quel che mi pare e piace. Non sono stata una di quelle attrici che appena dato lo stop corrono al monitori a controllare il risultato. Però ero brava, imparavo la parte senza incertezze e quando le amichette dei produttori, certe belvette che non avete idea, non si accaparravano la parte in anticipo, venivo anche assoldata. Ero concreta, senza fronzoli». Un’attrice dal temperamento solido che di certo non le mandava a dire. D’altronde era Virna Lisi: «Con quella bocca può dire ciò che vuole».
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