Unseen 2014 – Film nascosti e poco distribuiti

È da anni ormai che mi riferisco a testate straniere per scegliere i film da vedere. Di conseguenza, pellicole entusiasmanti che in Italia non si sono né viste né sentite, diventano, nel mio piccolo mondo cine-estetizzato, i grandi film del momento. Spesso rimango a bocca aperta quando parlandone con amici mi sento rispondere il solito lapidario ‘eh??’, capendo così che qui non sono mai stati distribuiti. Il tutto può essere molto destabilizzante per un nerd come me, che come quel personaggio della Casa del Sonno di Jonathan Coe, riesce a parlare di cinema e basta.

Ho deciso così di approfittarne per menzionare alcune uscite del 2013-2014 che hanno rappresentato il top del cinema d’autore indipendente, portando alla luce nuovi talenti e nuovi linguaggi che nella nostra cara, vecchia e parecchio decadente penisola, le case di distribuzione non hanno il coraggio di acquistare, preferendo andare sul sicuro con film che poi si rivelano comunque dei successi mediocri …ecco. La mediocrità fa capolino per l’ennesima volta! Cominciamo…

Si è visto solo in qualche sala, ed il trailer è passato pochissimo, Fruitvale Station di Ryan Coogler che dopo aver trionfato al Sundance e aver fatto tappa a Cannes, ha riscosso consensi ovunque. Il film racconta con delicatezza e sensibilità le ultime ore di vita di Oscar Grant, un ragazzo di colore ucciso a sangue freddo da un poliziotto quando già ammanettato. Un fatto, documentato anche da un video girato con uno smartphone, che anticipa di gran lunga gli avvenimenti di Ferguson e racconta la voglia di redenzione in un America ancora profondamente razzista.

Fruitvale Station

Stories We Tell, della talentuosa ed eclettica Sarah Polley, che già aveva dimostrato di avere le spalle larghe con pellicole come Away From Her e Take this Waltz (anche quest’ultimo, ahimè, mai visto nelle nostre sale). E’ un film che viaggia su due linee, quella del documentario e quella della ricostruzione (girata in uno splendido Super 8) dove la regista ricostruisce la storia della sua famiglia ed in particolare la scoperta di non essere figlia di quello che per anni ha creduto essere suo padre biologico. Intervistando i suoi familiari e affidando ad un’attrice il ruolo della madre morta prematuramente, un pezzo di cinema coraggioso ed innovativo, che non ha paura di scavare a fondo e porta avanti con grande dignità e grande coraggio un film inevitabile e necessario, che si interroga anche sulla memoria e sull’inaffidabilità dei nostri ricordi.

stories we tell

Smashed, di James Ponsoldt, è una di quelle pellicole che ‘più indipendente non si può’ e forse uno dei migliori film sull’alcolismo e sulla dipendenza a due degli ultimi anni, dove si racconta l’impossibilità di andare avanti per una giovane coppia e di come tutto quello che una volta era divertente si trasforma in un incubo ad occhi aperti.

smashed

Short Term 12 è un altro grande ignorato, almeno per il 2014, dopo aver fatto incetta di premi. Racconta il duro lavoro di un gruppo di ragazzi in una casa di accoglienza temporanea per adolescenti a rischio, il cui futuro deve ancora essere deciso dai tribunali. Un microcosmo di piccole grandi ferite, paure, frustrazioni, in cui questi giovani cercano di vivere una vita che valga la pena di essere vissuta e di cui l’abuso non faccia più parte. Un film forte, impegnato, emozionante e sincero che ti catapulta, senza sconti e senza l’utilizzo di dolcificanti, in un mondo fatto di duro lavoro quotidiano e di piccoli passi, in cui si cerca di restituire a dei giovani cuori infranti la voglia di credere in se stessi.

Short Term 12

Si spera invece in un’uscita nel 2015 per The Skeleton Twins, una commedia dalle tinte drammatiche con protagonisti due gemelli (fratello e sorella) le cui vite sono state segnate dal suicidio del padre e che si ritrovano ora a combattere con gli stessi demoni. Lui è da anni che vive a Los Angeles nella speranza di lavorare come attore, lei si è costruita un matrimonio solo apparentemente perfetto, fatto di piccole grandi bugie e tradimenti. Un film di certo più fruibile ma non meno impegnato, in cui viene raccontata la caduta delle nostre migliori aspettative e delle promesse non mantenute di una vita che spesso si rivela mediocre.

The skeleton Twins

È apparso invece, fugace, quasi come un fantasma, Boyhood di Richard Linklater. Da molti definito ed etichettato come un esperimento cinematografico, e probabilmente il film più importante del 2014. Si spera che dopo il successo ai Golden Globes e le nomination agli Oscar i distributori italiani decideranno di farlo tornare sul grande schermo. Una sceneggiatura mirata e ben definita, che percorre dodici anni nella vita di un bambino che poi diventerà ragazzo, senza preoccuparsi di raccontare troppo ma lasciando allo spettatore il resto del lavoro, ovvero riuscire a vedere quel ‘non-detto’ che si nasconde dietro questi piccoli frammenti di quotidiano. Si rivela quindi azzeccata l’idea di utilizzare lo stesso attore (il meraviglioso Ellar Coltrane) e vederlo crescere di fronte alla camera, riuscendo così a creare quel gancio con lo spettatore che è necessario per questo genere di pellicole. Geniale l’idea di aprire con Yellow dei Coldplay e chiudere con Deep Blue degli Arcade Fire riuscendo così a incorniciare perfettamente questi dodici anni trascorsi.

Boyhood

Infine si potrebbe parlare della commedia indie Enough Said che è anche una delle ultime apparizioni di James Gandolfini. The Spectacular Now che ancora una volta affronta il problema dell’alcolismo tra gli adolescenti, God Loves Uganda, il documentario-denuncia sulla situazione della comunità LGBT in Uganda o 20 Feet from Stardom che parla delle coriste che hanno contribuito al successo delle più famose rock band mondiali.

The spectacular now

Questi sono solo alcuni, una piccolissima percentuale. Se ne potrebbero menzionare a centinaia. Che siano la case di distribuìzione a non volere rischiare o il pubblico assopito a non aver voglia di essere rieducato, poco importa. Datevi ad una navigazione anglofona e cercate cercate cercate, perché fino ad ora vi siete persi almeno il 70% della produzione cinematografica mondiale.

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