Da poche settimane è disponibile in dvd e in streaming il bellissimo film di Cristi Puiu, Sieranevada, che ha rappresentato la Romania nel concorso ufficiale di Cannes 2016 insieme a “Bacalaureat” di Cristian Mungiu.
[amazon_textlink asin=’B0722153HT’ text=’“Sieranevada”’ template=’ProductLink’ store=’fuoridicinema-21′ marketplace=’IT’ link_id=’15fd9dc8-b3e3-11e7-8709-191ce5c88c8a’] si fa immediatamente notare per la sua durata: 173 minuti. Ed è proprio sulla durata che conviene fare le prime riflessioni per evitare che questo possa rappresentare un deterrente per lo spettatore che vuole avvicinarsi al film. Personalmente ho sempre un approccio difficile verso le opere che superano le 2 ore (il mio film ideale dura meno di 100′) ma ci sono le necessarie eccezioni che mi portano ad amare tantissimo il cinema di Kechiche o film come “Toni Erdmann” e “[amazon_textlink asin=’B0722153HT’ text=’Sieranevada’ template=’ProductLink’ store=’fuoridicinema-21′ marketplace=’IT’ link_id=’5e63495f-b3e4-11e7-87e6-3bf917aace91′]”. In questi casi riconosco all’autore la necessità di avere molto più tempo a disposizione per comunicare con il pubblico. Paradossalmente serve un tempo lungo proprio quando il film è più scarno nella narrazione e fonda tutta la sua forza sulla capacità del regista di portare lo spettatore all’interno del vissuto quotidiano dei protagonisti.
Da questo punto di vista “[amazon_textlink asin=’B0722153HT’ text=’Sieranevada’ template=’ProductLink’ store=’fuoridicinema-21′ marketplace=’IT’ link_id=’66d0ba27-b3e4-11e7-9d76-13bf695ee0e3′]” riesce perfettamente nell’intento. La scelta di raccontare l’intero film in tempo reale richiudendoci per quasi tre ore in un appartamento porta ad un profondo senso di familiarità con i protagonisti. Familiarità che non necessariamente significa simpatia ed adesione, visto che loro stessi, familiari anagraficamente, hanno spesso rapporti conflittuali ed antitetici.
Il cuore del film è una riunione di famiglia che va in scena in un’abitazione di Bucarest 40 giorni dopo la dipartita del patriarca (e 3 giorni dopo l’attacco alla redazione parigina di Charlie Hebdo) per la celebrazione di un rito religioso commemorativo. Si attende il prete, il pranzo è pronto e la famiglia, numerosa ed affiancata da pochi intimi amici, lentamente si riunisce. Solo con fatica e profonda attenzione alla fine del film lo spettatore probabilmente sarà in grado di ricostruire le relazioni di parentela tra i protagonisti. Ma non sono evidentemente i ruoli ad interessare al regista quanto piuttosto le dinamiche, a volte ironiche, molto più spesso feroci, che si creano all’interno di questo microcosmo. Ed in questo “[amazon_textlink asin=’B0722153HT’ text=’Sieranevada’ template=’ProductLink’ store=’fuoridicinema-21′ marketplace=’IT’ link_id=’71233eec-b3e4-11e7-9cd7-294cb5aa01e3′]” è naturale erede di opere come “Parenti serpenti” di Monicelli o “Festen” di Vinterberg. Nell’arco delle tre ore si discute con accanimento delle teorie complottiste sull’11 settembre, si litiga sul comunismo e su Ceaucescu, si svelano storie di infedeltà coniugale. Il microcosmo familiare diventa così specchio di una società e di un Paese che vive le inquietudini internazionali del presente senza avere ancora rimosso le proprie macerie emotive del passato.
Due sole le scene di esterno. Bellissimo il piano sequenza iniziale in cui, sullo sfondo del traffico del centro cittadino, cominciano ad affiorare i primi protagonisti del film. E’ una scena rivelatrice di quanta attenzione il regista chiede allo spettatore che, in uno straordinario gioco di suoni ed inquadrature, è spesso costretto ad origliare ed a spiare. La regia di Puiu è sontuosa, la macchina da presa è tenuta quasi sempre all’altezza dei volti e i piani sequenza continuano a dettare i tempi della narrazione anche nelle scene all’interno della casa. I momenti stilisticamente più belli sono quelli in cui Puiu pone la sua macchina da presa al centro del corridoio e segue da lontano quello che accade, rincorrendo chi si muove da una stanza all’altra e lasciando allo spettatore il compito di scoprire o immaginare ciò che si consuma dietro quelle porte che si aprono e si chiudono. Un ruolo molto importante nel ritratto del Paese lo svolgono anche i riti religiosi, le tradizioni popolari e la preparazione dei piatti tipici, mentre ogni tanto da una radio nascosta è possibile ascoltare anche “Maledetta primavera” cantata dalla Goggi.
Con “[amazon_textlink asin=’B0722153HT’ text=’Sieranevada’ template=’ProductLink’ store=’fuoridicinema-21′ marketplace=’IT’ link_id=’48ab7138-b3e4-11e7-84f6-abcd8dd9be0e’]” (la cui scelta del titolo resta però un po’ criptica) si conferma lo stato di grazia della cinematografia rumena che negli ultimi anni ha conquistato importanti riconoscimenti nei principali festival internazionali. In questo parallelo tra il film di Puiu e le opere di altri colleghi rumeni viene spontaneo ricordare una delle scene più belle di “4 mesi, 3 settimane, 2 giorni” di Cristian Mungiu, quella in cui Otilia (interpretata dalla splendida Anamaria Marinca) siede a tavola a casa dei genitori del fidanzato. In quel caso la camera è fissa, le voci degli invitati irrompono dall’esterno dell’inquadratura mentre al centro della stessa domina lo sguardo straniato di Otilia a ribadire, proprio come in “[amazon_textlink asin=’B0722153HT’ text=’Sieranevada’ template=’ProductLink’ store=’fuoridicinema-21′ marketplace=’IT’ link_id=’4426b6b3-b3f0-11e7-b038-6f5256a87b75′]”, lo stacco netto tra il Paese reale e la sua borghesia.