Un racconto leggero, ironico e al contempo profondo, di un’incursione straordinaria nel quotidiano di una donna nell’Italia di oggi. Un’incursione ultraterrena nella vita di una persona abituata a stare con i piedi per terra, a lavorare dovendo far quadrare le misure e quindi non potendo lasciare nulla all’immaginazione, all’inventato.
E’ la storia di Lucia (Alba Rohrwacher) protagonista del bel Troppa grazia film di Gianni Zanasi che, dopo la passerella a Cannes 2018 che era valsa il Premio Label Europa Cinema, è uscito nelle sale in tutta italia.
Lucia è una geometra con una figlia di 18 anni, Rosa, nata da una fugace relazione. Si è lasciata con il suo compagno Arturo (interpretato da Elio Germano), e la sua vita è un adattarsi alle circostanze, fatta di sacrifici e di una certa precarietà. L’Amministrazione del Comune della Tuscia dove vive (impersonificata in questo caso da Giuseppe Battiston) , che necessita di un via libera amministrativo senza troppi intoppi o problemi per un grande terreno dove verrà costruita l’Onda, mega opera contemporanea dell’archistar di turno, le affida la patata bollente di aggiornare i rilevamenti catastali.
Nello svolgere questo incarico, Lucia ha un’apparizione. Una donna (Hadas Yaron) che dice di essere la Madre di Dio, le appare più volte – e solo a lei – chiedendole di dire agli uomini di fermare i lavori, e costruire un Chiesa su quei terreni. E’ l’inizio di un percorso di paura, crisi e rinascita che condurrà Lucia a una nuova speranza nell’affrontare la vita e il rapporto con sua figlia, e ad una rinnovata consapevolezza del proprio ruolo e della propria identità.
La forza di Troppa grazia risiede nel riuscire a raccontare una storia surreale costellando il film di momenti brillanti, che generano risate, ma senza banalizzare l’argomento che il regista affronta: la riscoperta della propria Fede, la necessità urgente che abbiamo di fermarci per ritrovare una ricchezza spirituale in grado di fermare il Tempo e i tempi frenetici della contemporaneità, e di nutrire lo spirito delle persone come nessun lavoro potrebbe fare.
Fondamentale nella riuscita del film, la scelta di Zanasi di contrapporre il mestiere di Lucia, che misura la terra, al senso ultraterreno e ultradimensionale dell’apparizione che le sconvolge la vita.
Giustamente premiato a Cannes, Troppa grazia rappresenta il meglio del nuovo cinema italiano contemporaneo, nella misura in cui il meglio del professionismo attoriale in circolazione viene qui riunito per dare corpo ad una storia intelligente, ben scritta e diretta, capace di parlare alla testa e al cuore del pubblico, e facendo anche sorridere.
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