Orecchie. La filosofia scende nell’agorà

Dopo aver trovato pochissimo spazio nelle sale, esce il 5 dicembre in dvd (ma è già disponibile sui principali siti di streaming) “Orecchie” il film di Alessandro Aronadio, un piccolo gioiello che rappresenta una boccata d’aria fresca per il nostro cinema.

orecchie

Un giovane professore supplente di filosofia alle prese con un precariato esistenziale, ancor prima che professionale, è il protagonista di un film che sotto le mentite vesti di commedia grottesca e surreale nasconde una profonda riflessione sul modo di stare al mondo. In lui si riflette il disagio di chi, dall’alto della sua cultura, si sente inadeguato al cospetto di un mondo vuoto e banale, finendo con il lamentarsi di tutto e con il chiudersi in se stesso.

Ha dormito a casa della fidanzata, ma la giornata del professore (non sapremo mai il suo nome) si apre con due spiacevoli sorprese: un fastidioso fischio alle orecchie ed un post-it che Alice gli ha lasciato sulla porta del frigo per annunciargli la morte del suo amico Luigi. Il fatto di non sapere chi sia Luigi non lo aiuta a stare meglio e per questo la giornata passerà cercando di capire che succede alle sue orecchie, chi è Luigi e perchè ci teneva tanto ad averlo al suo funerale. Una doppia ricerca che darà luogo ad una serie di tragicomici incontri che lo aiuteranno a capire che gli basterebbe un po’ di leggerezza per ritrovare la voglia di vivere ed amare.

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Lungo la sua strada si imbatterà nella presunta malasanità romana (esilaranti le performance dei due medici interpretati da Andrea Purgatori e Massimo Wertmuller); in un rapper, suo allievo, che ha deciso di mettere in musica “Lo straniero” di Camus ma sembra non conoscerne nemmeno la corretta pronuncia; nella direttrice di un noto magazine (Piera Degli Esposti) che vorrebbe rendere la filosofia accessibile a tutti; nella disillusa moglie (Milena Vukotic) del suo anziano professore e mentore che ormai vive completamente dissociato dalla realtà. Un ruolo fondamentale lo svolgeranno ovviamente i suoi affetti più importanti: dalla fidanzata Alice (Silvia D’Amico) che inconsapevolmente gli sta sfuggendo via all’eccentrica e ritrovata madre (Pamela Villoresi) che si accompagna ad un sedicente artista, tenero e stravagante (Ivan Franek). E poi ci sono gli uomini di fede: due suore rigide e petulanti ed un prete pragmatico cui Rocco Papaleo regala una memorabile interpretazione. Gli uomini di fede, come nel ciclo della vita, rappresentano l’inizio e la fine del suo percorso di dubbio ed anche del film. Aronadio è bravissimo a saper sfruttare al meglio un cast tanto autorevole, ma la vera rivelazione è Daniele Parisi, debuttante assoluto sul grande schermo, cui il regista affida il ruolo del protagonista. La sua straordinaria capacità di mimica facciale e corporale ci consegna un attore che ha tutte le carte in regola per diventare un riferimento importante per il nostro cinema.

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Interessante è l’utilizzo del bianco e nero che fotografa una Roma inedita ma sempre riconoscibile e protagonista. Aronadio si diverte a giocare anche con il formato: quando il professore, appena sveglio, apre la porta di casa alle due suore sembra non volerci fare entrare completamente nel suo mondo e tutta l’immagine è chiusa in un quadrato (1:1), ma lentamente, senza che si riesca mai a cogliere la trasformazione, lo schermo si allarga fino a raggiungere il più classico formato 1.85:1 che restituisce allo spettatore un maggiore respiro. Molto suggestiva infine è la scenografia della chiesa che sembra avere anch’essa un forte significato metaforico.

“Orecchie”, realizzato nell’ambito della Biennale College e presentato a Venezia nel 2016, è la seconda regia di Alessandro Aronadio dopo “Due vite per case” del 2010 che ci aveva proposto una commedia romantica in stile “Sliding doors”. Attualmente il regista è impegnato sul set del suo terzo film che vedrà protagonisti Edoardo Leo, Margherita Buy, Giuseppe Battiston, Giulia Michelini e l’ormai immancabile Andrea Purgatori.

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