La vita invisibile di Euridice Gusmao. Colori e suoni che riempiono i sensi

Premiato a Cannes come miglior film della sezione Un certain regard, è da qualche settimana nelle sale italiane La vita invisibile di Euridice Gusmao del regista brasiliano Karim Ainouz, opera che si candida ad un’ideale posto sul podio dei film più belli dell’anno.

scena del film La vita invisibile di Euridice Gusmao

Guida torna a casa dopo il parto. La vicina le chiede “E’ maschio o è femmina? “. “E’ maschio” risponde lei. E la chiosa della vicina non può che essere “Beato lui!”.

In questo veloce scambio di battute c’è l’essenza de La vita invisibile di Euridice Gusmao: la sfortuna di essere nate donne in una società di stampo fortemente patriarcale come quel Brasile degli anni ’50 che Karim Ainouz dipinge con colori forti come quelli che tengono inchiodato lo spettatore alla poltrona sui titoli di coda, quando il rosso della grafica incontra il verde di un’ ipnotica vegetazione tropicale mentre nell’aria, per contrasto, si liberano le note di Estranha forma de vida di Amalia Rodrigues, un fado struggente che riassume in sè tutta la sofferenza di chi anela l’indipendenza ma ne conosce e ne paga il prezzo.

Coração independente
Coração que não comando
Vives perdido entre a gente
Teimosamente sangrando
Coração independente

Eu não te acompanho mais
Para deixa de bater
Se não sabes onde vais
Porque teimas em correr
Eu não te acompanho mais

scena del film La vita invisibile di Euridice Gusmao

Euridice e Guida Gusmao sono sorelle, belle e giovani in maniera diversa, ma forse ancora più belle nel loro essere complementari. Euridice è alta, elegante nel portamento e giustamente ambiziosa nel coltivare il suo talento di pianista. Guida è piccola di statura, sbarazzina nei comportamenti, innamorata dell’amore e per esso decisa a fare follie. La prima il suo corpo desidera proteggerlo con cura, la seconda un po’ lo ha già lasciato assaporare ad un uomo. I loro racconti si incrociano e piuttosto che scontrarsi si fondono, anche se Euridice non riesce a scrollarsi di dosso quel senso di responsabilità che sembra esserle stato imposto dall’ordine familiare.

La vita invisibile di Euridice Gusmao

Una sera Guida esce di casa per non farvi più ritorno, convinta da un marinaio (!) a seguirlo in Grecia, Euridice resta intrappolata in quella casa dove il sogno di accedere al conservatorio di Vienna si andrà a scontrare con gli schemi sociali disegnati per lei da un padre e da un marito suoi indiscutibili padroni. Le sue suonate al piano saranno lo schermo con cui proteggersi da tanta meschinità e il luogo immaginario dove ritrovare l’amata Guida, ma alla fine saranno proprio le bugie di quei due uomini a separare le due sorelle molto più che i chilometri di distanza. Così come saranno due orecchini spaiati, una corrispondenza epistolare unilaterale ed il lavoro di ricerca di un investigatore privato a tenere in vita la loro complementarità, il loro non voler essere mai l’una privata dell’altra.

La vita invisibile di Euridice Gusmao

La regia del film è maschile, ma la mano da cui nasce l’opera letteraria che sta alla base del racconto è quella di Martha Batalha, qui al suo romanzo d’esordio nel 2016. Le figure femminili sono meravigliose e chi conosce l’opera non si sorprenderà se rivelo il mio particolare amore per il personaggio di Filomena, donna che sa fare dell’accudimento il suo dono più prezioso e che sa essere madre senza avere mai messo al mondo figli. Nel rapporto che si stabilisce tra lei e Guida c’è tutta la nobiltà dell’amicizia senza per questo farsi mai sostitutiva di quel rapporto di sorellanza negata.

scena del film La vita invisibile di Euridice Gusmao

Di contro gli uomini sembrano conoscere un solo stumento comunicativo, quello dell’imposizione. La voce alta, la minaccia, la prepotenza fino ad arrivare alla brutalità fisica. Non c’è la violenza comunemente intesa, ma c’è un’espressione del desiderio fisico (impossibile chiamarlo amore) che lascia profondamente turbati. Ainouz non ci risparmia i dettagli, ma costruisce queste scene come il racconto di un ìmpari match di pugilato dove la donna è chiusa all’angolo e il corpo dell’uomo la mortifica già solo impedendole ogni via di fuga. Nemmeno in questi frangenti Ainouz tralascia la cura del dettaglio e l’attento uso della tavola dei colori con le venature del marmo sulle pareti che sembrano tumefazioni sulla pelle.

scena del film La vita invisibile di Euridice Gusmao

Rio de Janeiro è raccontata coi suoi stridenti contrasti e tratteggiata col fascino di città decadente che sa ballare e piangere allo stesso tempo. La contrapposizione tra classi sociali trova il suo perfetto riscontro nella diversa esistenza che attende le due sorelle: l’agio della borghesia per Euridice, gli stenti del quotidiano arrangiarsi per Guida. Ma, pur nel dolore profondo che le tocca entrambe, chi di loro sembra che riesca a respirare il profumo della libertà, a vivere di autodeterminazione? Nella scena del ristorante, certamente tra le più belle ed emozionanti del film, potrebbe esserci anche la risposta a questa domanda.

Il tono del racconto è indiscutibilmente quello del romanzo popolare e chi fa riferimento alla telenovela non commette certo un azzardo, a patto che sappia riconoscere l’originaria dignità di quel prodotto. Era stata Sonia Braga a traghettarla in qualche modo dalla televisione al cinema passando da Gabriela a Dona Flor, ora Ainouz ha la capacità di elevarla ad opera d’arte.

/// il trailer ///

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