In guerra. Torna la coppia Vincent Lindon Stephane Brizé

Dopo tre anni da La legge del mercato torna sul grande schermo la coppia Stephane Brizé – Vincent Lindon per affrontare nuovamente il tema delle condizioni dei lavoratori al giorno d’oggi.

 

in guerra

Francia. La fabbrica Perrin, che produce apparecchiature automobilistiche, vive una vertenza sindacale con la proprietà del gruppo di aziende tedesco che la detiene. Il gruppo, rimangiandosi un accordo di due anni prima, intende chiudere lo stabilimento e mandare a casa 1100 lavoratori. A guidare la loro protesta, e le loro ragioni, c’è Laurent Amedeo (Vincent Lindon), un portavoce sindacale che ha 50 anni e una figlia che sta dando alla luce un bambino. Di lui sappiamo poco altro, tutta la sua vita è dedicata a condurre “La guerra” per salvare posti di lavoro, e la dignità delle persone, fino a esiti imprevedibili.

E’ la storia dell’omonimo film di Stephane Brizé, appunto In guerra, che dopo il passaggio al Festival di Cannes approda nei cinema italiani. Si rinnova dunque la collaborazione tra Brizé, il Ken Loach di Francia, e Lindon, e ancora una volta il risultato è eccellente.

in guerra

Che bello, In guerra, nel suo raccontare con taglio documentaristico i passaggi di una vertenza sindacale lunga e logorante. Logorante sia dal punto di vista psicologico, che dal punto di vista dei rapporti personali tra i lavoratori e anche dal punto di vista fisico. Ci sono liti, discussioni, scontri con i servizi d’ordine, momenti concitati. Il tutto retto da una sceneggiatura impeccabile, e da una regia che si mette al servizio della storia, assumendo un taglio documentaristico (pochissimi primi piani, pochissimi campi e controcampi, pochi momenti commentati dalla musica). Il film raccoglie attori non professionisti, guidati da un grande professionista come Vincent Lindon, che si immedesima con naturalezza nella parte di Amedeo, e portando il pubblico a un coinvolgimento totale con le sue ragioni, i suoi comportamenti, ed anche i suoi errori.

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La materia raccontata è di grande attualità. Nel mondo dominato dai risiko della grande finanza e da mercati frenetici, c’è ancora spazio per le battaglie ideologiche, quando esse sono giuste e mirano a salvare i redditi, la vita delle persone e di un territorio, dice Brizé. Anche la scena finale del film, (che non sveliamo) che arriva come culmine di due ore di grande tensione emotiva, è girata con uno stile che la fa confluire con naturalezza alla chiusura del film, lasciandoci a bocca aperta, ma senza indulgenza allo spettacolo.

Stephane Brizé, un regista che cresce, e film dopo film si è attestato ai livelli dei grandi d’Europa.

/// il trailer ///

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