Guida ad uno streaming veloce. Il cinema danese su Netflix e Mubi

La seconda tappa del nostro viaggio alla scoperta dei tesori che si nascondono nel mare magnum delle piattaforme di streaming ci conduce in Danimarca, terra di autori che hanno scritto (e continuano a farlo) pagine importanti della storia del cinema d’autore, come Lars von Trier, Thomas Vinterberg e Susanne Bier, ma anche di tanti altri registi che hanno scelto di esplorare soprattutto le complesse e tormentate dinamiche dell’universo familiare.

 

Chinaman (Kinamand) di Henrik Ruben Genz – 2005 – Netflix

 

L’amicizia tra un idraulico danese di poche parole ed un ristoratore cinese fin troppo loquace. Lo strano intreccio tra un matrimonio finito ed un altro nato solo per interesse. I sorrisi, la malinconia e quel senso di grazia che attraversa tutto il racconto. Un film che sa regalare emozioni belle e profonde.

 

Accused  (Anklaget) di Jacob Thuesen – 2005 – Netflix

 

Affascina sempre molto quel cinema che insinua continuamente dubbi nello spettatore e che riesce a fargli provare le emozioni, anche le più contrastanti tra loro, di ogni singolo protagonista. E questo è proprio ciò che accade in questo teso e devastante dramma familiare. Una figlia tredicenne riferisce alla psicologa della scuola di aver subito molestie dal padre, ma la ragazza in passato ha già raccontato pesanti bugie riguardo ai suoi genitori. Al di là del verdetto che verrà pronunciato da un giudice, il mondo di ogni membro della famiglia va in frantumi. Molti altri verdetti attendono l’imputato, quello della moglie, degli amici e dei colleghi, della comunità in cui vive, ma forse più di tutti il suo. La prima parte, quella in cui prevale la fase giudiziaria, è preparatoria di una seconda in cui si va praticamente in apnea. La vicenda richiama alla memoria Il sospetto di Tomas Vinterbeg, ma questo è un altro film, in qualche modo complementare a quello.

 

A perfectly normal family (En helt almindelig familie) di Malou Reymann – 2020 – Mubi

 

Una separazione, un papà che sta per diventare una donna, due figlie che reagiscono in maniera molto differente a questi eventi. Per troppa rabbia o per troppo amore? La giovane regista danese Malou Reymann ce lo racconta con straordinaria delicatezza attraverso un succedersi di scene opportunamente alternate ad immagini ripescate da un’infanzia felice. A dominare la scena è Emma, la figlia più piccola, intorno alle cui emozioni viene costruito un faticoso (e coinvolgente) percorso di crescita. Ci sono i dissensi ed i contrasti ma non si sente mai il bisogno di schierarsi da una parte o dall’altra perché a prevalere è sempre la comprensione e la tenerezza. Elegante e discreto è l’uso della macchina da presa che la regista fa in occasione del primo incontro tra padre e figlie dopo la separazione, quella è certamente una delle scene più belle di un film ricco di sensibilità che sa regalare momenti di profonda commozione.

Hush little baby (Se min kjole) di Hella Joof – 2009 – Netflix

 

Una casa di accoglienza, quattro ragazze con un passato difficile, la loro fuga in stile Thelma & Louise. Barbara è Malou Heymann, 10 anni più tardi regista del bellissimo e già citato A perfectly normal family; Charlotte, la leader carismatica del quartetto, è Stephanie León, la seducente Stella di Labrador (altro titolo disponibile su Netflix). I quattro personaggi hanno ferite molto diverse ed ognuna di loro proverà a sanare le proprie anche a costo di ripetere i vecchi errori o di rinnovare gli antichi dolori. Il racconto, per quanto doloroso, trova nella complicità tra le ragazze elementi di leggerezza, le emozioni seguono un andamento crescente e lo spettatore è coinvolto in un forte processo empatico. L’unica nota stonata del film sta in una spiegazione medica che non sembra adeguata allo sviluppo narrativo di un personaggio, ma è peccato davvero veniale rispetto a quanto di buono sa regalarci.

Worlds apart (To verdener) di Nils Arden Oplev – 2008 – Netflix

 

Anche questo film arriva dalla Danimarca ma il dramma che racconta ha un carattere universale, quello della religione vissuta come assoluta privazione della propria libertà. Siamo all’interno di una comunità di Testimoni di Geova, il primo amore di Sara (con un ragazzo estraneo alla loro fede) manda in frantumi una famiglia che ha già perso un po’ di pezzi per questioni legate all’osservanza delle regole. Il film rischia di apparire un po’ didascalico nel tentativo di mostrare tutti i più discutibili dettami di Geova (compreso il divieto di accettare trasfusioni anche a costo della vita), ma la rappresentazione è cosi profonda e sincera e le interpretazioni (quella di Sara su tutte) tanto convincenti da scatenare una tempesta di emozioni, fatte non solo di rabbia ed indignazioni ma anche di qualche comprensibile dubbio.

Rosa Morena di Carlos Augusto de Oliveira – 2011 – Netflix

 

Thomas, un omosessuale danese, parte dal suo paese per andare ad acquistare un figlio, in Brasile trova una giovane madre disposta a vendergli la terza figlia di cui è in attesa. Riassunto in queste poche parole il film sembra brutalmente ridursi ad una storia di sfruttamento della povertà, ma il racconto svela risvolti umani certamente inaspettati. Il regista, anche a costo di risultare eccessivo e sgradevole, non ci risparmia neppure il realismo di ciò che accade in camera da letto ma forse è proprio in quei frangenti che i protagonisti svelano le loro intenzioni.

Il cinema danese su Netflix e Mubi

Sorrow and joy (Sorg og glede) di Nils Malmros – 2013 – Netflix

 

Questo film è l’ennesimo (atroce] dramma familiare danese, ma ciò che stavolta ne accresce l’impatto emotivo è che la vicenda narrata è autobiografica: nel 1984 la moglie del regista Nils Malmros uccise la loro figlioletta. Il film è il racconto di quel dramma dal punto di vista di una donna psicologicamente fragile e provata da anni di lotta contro la depressione, ma anche dal punto di vista di un uomo che pur amandola molto sembra soffocarne l’autostima ed accrescerne l’insicurezza. La prima parte è costituita da una fredda e piatta messa in scena dove la fanno da padrone una serie di dialoghi che provano a ricostruire i fatti, nella seconda sono i flashback a fare chiarezza sulla complessa natura del rapporto tra la donna e suo marito, un apprezzato regista che ha fatto dell’ossessione erotica il suo bisogno espressivo. Il finale può apparire sorprendente, ma anche assolutamente necessario. Dello stesso autore si consiglia anche il dramma borghese ambientato negli anni ’60 Aching hearts (2009), anch’esso disponibile su Netflix.

Il cinema danese su Netflix e Mubi

Skyscaper (Skyscraber) di Rune Schjøtt – 2011 – Netflix

 

I danesi, sempre loro, qui in una versione fiabesca del loro cavallo di battaglia “c’è del marcio in famiglia”. Fiaba si, ma con tanto di orco, un padre dispotico e reazionario che ha chiuso le frontiere non solo ai componenti della sua famiglia, ma anche a quelli del piccolo villaggio che pretende di governare dispensando regole morali attraverso un canale radiofonico. La brutalità si stempera in un’atmosfera ironica e surreale e trova il suo splendido contrappunto nel candore dei due giovani protagonisti. Édith è cieca dalla nascita ma a 17 anni ha deciso che è giunto il momento di perdere la verginità, Jon è il figlio dell’orco, con il sesso anche lui ha qualche problema ma compensa tutto con la forza del sognatore. Quando Édith fa di Jon il suo prescelto la vita dell’intero villaggio imbocca una strada nuova, da cui sarà impossibile tornare indietro. Una vera chicca.

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