Genitori e figli: la top 5 di Jean-Pierre e Luc Dardenne

Genitori e figli nel cinema di Jean-Pierre e Luc Dardenne

 

Siamo a metà degli anni ’90: proprio mentre in Europa si celebra l’affermazione del cinema sociale di Ken Loach, dal Belgio arriva un nuovo potente sguardo sulla condizione degli ultimi. Dopo una lunga militanza nel cinema documentario Jean-Pierre e Luc Dardenne esordiscono nel 1996 alla Quinzane des Realizateurs affrontando, in un colpo solo, le tematiche del lavoro e dell’immigrazione. Il loro lavoro si caratterizza per il particolare punto di osservazione che essi gli conferiscono: lo sguardo di un adolescente. L’essere figlio/a diventa, sin dalla loro prima opera internazionale, il centro di un universo in cui la fatica di stare al mondo si scontra perennemente con l’adesione (oppure no) ai più basilari dettami umani.

Scena tratta dal film Rosetta dei fratelli Dardenne

Scena tratta dal film Rosetta dei fratelli Dardenne

La disperazione che attraversa i personaggi del cinema dei Dardenne corre lungo un confine sottile che separa la lealtà dal tradimento, la legalità dalla trasgressione. Le colpe dei padri (e delle madri) ricadono sui figli, il quadro familiare non è mai sereno, ma proprio laddove si è consumata una frattura c’è sempre un tentativo di sanarla. I figli cercano i genitori, ai quali per senso di responsabilità si sono sostituiti; in un solo caso accade l’inverso, ma quella è tutta un’altra storia.

I protagonisti maschili del cinema dei Dardenne hanno molto spesso i volti di Olivier Gourmet, Fabrizio Rongione e Jeremie Renier, che era figlio adolescente in La promessa e diventa padre ne L’enfant.

Rosetta (1999)

Palma d’oro a Cannes

Rosetta è poco più che un’adolescente. La battaglia fisica che ingaggia con la bombola del gas, troppo pesante per le sue forze, racconta perfettamente la fatica di vivere che attraversa questa ragazza costretta a farsi carico di una madre alcolizzata che manco più si solleva dal letto della roulotte in cui vivono. La solitudine di Rosetta è racchiusa in quelle tristi uova sode che consuma per pura sopravvivenza al termine delle sue giornate. La sua disperazione si materializza nell’incapacità di sentire il calore dell’unica persona che prova a prendersi cura di lei. Il tradimento con cui ripaga Riquet risponde solo al bisogno di avere un lavoro ad ogni costo. Dovremmo odiarla ed invece non smettiamo mai di volerle bene e di sperare che ce la faccia. E come noi anche Riquet che continua a girarle intorno.

La Promessa (1996)

Trovare nel cinema di Dardenne una scena di felicità e di complicità tra padre e figlio non è facile. E’ per questo che de La promessa ho preferito cogliere questo raro e prezioso momento, che porta con se la bellezza e la purezza dello sguardo di Igor, il figlio. Il suo cuore è attraversato dal bisogno di riparare la colpa di un padre senza scrupoli che vuole mettere a tacere la morte sul lavoro di un immigrato clandestino, un uomo verso il quale Igor ha invece assunto un solenne impegno, prendersi cura di sua moglie.

Il figlio (2002)

Palma per la migliore interpretazione maschile ad Olivier Gourmet

C’è un meccanismo molto complesso alla base di quest’opera che per la prima volta nel cinema dei Dardenne sovverte la direzione della ricerca. In questo caso c’è una figura paterna alla disperata ricerca di una figura filiale. Ma nulla è come dovrebbe. Olivier ha perso suo figlio per mano di Francis, un coetaneo violento e disadattato. Quando Francis viene scarcerato e avviato ad un percorso di formazione lavorativa, Olivier accetta di prenderlo nella falegnameria dove egli svolge il ruolo di insegnante/educatore, ma il ragazzo non sa di trovarsi di fronte al padre della sua vittima. E’ l’inizio di una vendetta che Olivier intende consumare lentamente o il tentativo di farsi di nuovo padre dando a quel ragazzo un’opportunità di crescita che la vita gli ha negato in passato? La lotta nel bosco che vediamo all’inizio della lunga scena sottostante appartiene probabilmente ancora ad un momento di incertezza per Olivier, tutto quello che segue invece dà risposte molto più chiare.

L’enfant (2005)

Palma d’oro a Cannes

In questo caso il figlio è un bambino che ha appena visto la luce, ma già si trova costretto a fare i conti con l’irresponsabilità di un padre che soffocato dai debiti decide di vendere il suo bene più prezioso, il figlio appunto. Sarà la giovane madre a restituire al bambino la giusta collocazione tra le sue braccia e a denunciare il compagno per le sue colpe ed i suoi reati. La catarsi ha il suono di un pianto che restituisce anche allo spettatore quel filo di speranza che il film gli aveva lungamente negato.

Il Ragazzo con la Bicicletta (2011)

Per Cyril la bicicletta è tutto: l’amore e il tradimento del padre. Era stato lui probabilmente a comprargliela ed ora rappresenta l’unico legame che sente ancora di avere con quel genitore che dopo averla venduta per un bisogno di denaro ha abbandonato anche il figlio in un centro di accoglienza. Samantha è una giovane parrucchiera che si prende cura di Cyril offrendogli il calore di una casa e la possibilità di riappropriarsi di quella bicicletta, ma il continuo rifiuto che il padre oppone ai suoi tentativi di rivedersi, genera in Cyril un’inquietudine che lo porta a tradire anche la fiducia di Samantha.

La top 5 dei fratelli Dardenne

Sui primi 4 posti nessun dubbio, per il quinto la scelta è stata a lungo in bilico tra Il matrimonio di Lorna (Palma per la migliore sceneggiatura a 2008) e Il ragazzo con la bicicletta (2011) che alla fine si è lasciato preferire soprattutto perchè rappresenta un ulteriore tassello nel percorso di analisi del complesso rapporto genitori-figli.

  1. Rosetta
  2. La promessa
  3. Il figlio
  4. L’enfant
  5. Il ragazzo con la bicicletta

Cannes 2019

Jean-Pierre e Luc Dardenne saranno in concorso a Cannes 2019 con Le jeune Ahmed

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